L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive la dipendenza patologica come una “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”.

Definiamo ulteriormente il concetto di dipendenza come una relazione in cui la persona sviluppa il bisogno di una determinata sostanza/situazione per funzionare in modo adeguato. Con essa si andrà a creare una relazione preferenziale rispetto ad altre. Identifichiamo perciò la dipendenza come una condizione insita in ogni tipo di rapporto/relazione.

Esistono differenti oggetti e situazioni alle quali siamo legati in una modalità non classificata come disfunzionale, nonostante ciò se venissero meno potrebbe farebbero emergere il grande problema del vivere senza di essi. Questo ci serve per focalizzare maggiormente quanto il creare una relazione abbia insito in se la creazione di un legame e perciò la potenzialità della dipendenza. Per esempio pensiamo ai vestiti che utilizziamo tutti i giorni, al di là della loro tipologia, diviene necessario per noi averne uno, non possiamo uscire senza, cosi come l’energia elettrica che utilizziamo praticamente in ogni momento della giornata. Son sicuro possiate trovare voi tanti ulteriori esempi che esplicano ancora meglio il concetto descritto.

Andiamo un passo oltre e definiamo quanto la dipendenza si vada a strutturare conseguentemente alla creazione di situazioni che generano e potenziano meccanismi mentali legati al piacere. Quel piacere una volta sperimentato diventa sempre più necessario, e più lo si sperimenta più diventa ricercato. Situazioni e/o sostanze differenti andranno a creare differenti livelli di intensità nella dipendenza. Evidenziamo differenti tipi di dipendenza: alcol, sostanze stupefacenti, tabacco, cibo, sesso, gioco d’azzardo, shopping, internet. 

Dedichiamo un breve spazio a degli importanti vocaboli che possono risultare utili per comprendere maggiormente la tematica della dipendenza. Con “tolleranza” intendiamo che la medesima dose di sostanza produce nel tempo effetti minori. Per “assuefazione” il venir meno degli effetti, soprattutto psichici, della medesima dose, che rende necessario aumentare la dose per produrre lo stesso effetto. Per “craving” il desiderio improvviso e incontrollabile di assumere una sostanza psicoattiva o un particolare alimento.L’intervento psicoterapeutico può essere realizzato nei differenti livelli individuale, familiare o di gruppo. L’intervento nel contesto familiare permetterà di reimpostare in modo maggiormente adeguato quelle dinamiche disfunzionali che hanno in parte generato e nel presente mantengono in vita la problematica di dipendenza. Un aspetto che spesso emerge in queste famiglie corrisponde allo strutturare la consuetudine sulla base della problematica di dipendenza. Questo diventa col tempo un elemento di estrema tensione per ogni membro familiare. L’intervento terapeutico all’interno del gruppoandrà invece a generare un confronto con chi vive la stessa problematica, permettendo al singolo di avere uno specchio per elaborare personali modi di essere. L’intervento individuale darà modo al singolo di analizzare le ragioni che hanno portato allo strutturarsi del problema.Un ulteriore ambito all’interno del quale può avvenire un percorso di recupero sono le comunità terapeutiche, spazi adeguatamente strutturati che accolgono persone con una dipendenza all’interno delle quali viene strutturano un programma individualizzato di cura. Ogni comunità ha un proprio modello di riferimento terapeutico, e chiaramente tutte hanno il fine ultimo di ridare l’armonia psicofisica all’individuo.

Un enorme problema che si presenta nelle dipendenze e che ostacola enormemente l’intervento, è la bassa motivazionenel richiedere aiuto o nell’accettarlo quando proposto dai familiari. La problematica, “negata” da colui che ha una dipendenza, viene ad essere messa in primo piano e questo non diventa il massimo della piacevolezza. Il lavoro di negazione da parte della persona dipendente viene demolito per un fine ultimo maggiormente terapeutico, l’accettazione della stessa.


Conclusioni

La dipendenza porta la persona a perdere la propria gestione regalando la propria vita ad un qualcosa di esterno dal quale si dipende. Vediamo oltre modo, descritta differentemente la morte psichica della persona per dare spazio alla passività verso la vita. Prevenire ed intervenire quanto prima, diviene la salvezza per chi cade in questo dramma.