Supervisioni

Fermarsi e far sedimentare quanto emerge dalla relazione d’aiuto che i professionisti forniscono, diviene se non necessario vitale.

Creare una relazione d’aiuto corrisponde entrare nella relazione stessa ed esserne parte. Richiama il bisogno di immergersi e riemergere continuamente, senza perdercisi dentro. Richiede usare e usare propri metri di misura che dopo un po di tempo possono perdere di efficacia.

Poter raggiornare il proprio strumento clinico, “la mente”, permette ad ogni clinico o professionista inserito nella relazione d’aiuto di andare oltre e vedere con occhi differenti quella stessa dinamiche.

In questo scenario la supervisione diventa una mano, un occhio, un ricettacolo di sensazioni, uno specchio, un qualcosa che elabora e rimanda con occhi sterili cosa stia succedendo nelle dinamiche della relazione stessa.